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Se hai sentito parlare delle Idi di marzo, probabilmente sai che dovresti guardarti da loro. Perché? Nell’antica Roma, le Idi di marzo erano equivalenti al nostro 15 marzo. Nel calendario romano, questa data corrispondeva a diverse osservanze religiose. I romani consideravano le Idi di marzo come una scadenza per saldare i debiti. Ma – per il nostro mondo moderno – se avete sentito parlare delle Idi di marzo, è probabilmente grazie a William Shakespeare. Nella sua opera Giulio Cesare, un indovino attira l’attenzione di Cesare e gli dice:
Guarda le idi di marzo.
Cesare esige:
Quale uomo è quello? Mettilo davanti a me, fammi vedere la sua faccia.
Quando l’indovino ripete il suo avvertimento, Cesare lo congeda, dicendo:
È un sognatore; lasciamolo. Passa.
Due atti dopo, Cesare viene assassinato sui gradini del Senato.
Nella commedia – e nella realtà – Giulio Cesare fu effettivamente assassinato alle idi di marzo – il 15 marzo – dell’anno 44 a.C.
L’indovino dice a Cesare di stare attento alle Idi di marzo… ma Cesare non ascolta. Immagine via History.com.
Nell’antico calendario romano, ogni mese aveva un’Ide. A marzo, maggio, luglio e ottobre, le Idi cadevano il 15° giorno. In tutti gli altri mesi, le Idi cadevano il 13° giorno.
La parola Idi deriva da una parola latina che significa dividere. Le Idi erano originariamente destinate a segnare le lune piene, ma poiché i mesi del calendario e i mesi lunari erano di lunghezza diversa, si sono rapidamente allontanate.
I romani avevano anche un nome per il primo giorno di ogni mese. Era conosciuto come le Calende. È da questa parola che deriva la nostra parola calendario.
In effetti, il nostro calendario moderno è molto simile a quello che Giulio Cesare emanò l’anno prima della sua morte. Aveva 365 giorni e 12 mesi ogni anno. Teneva persino conto del fatto che l’orbita terrestre intorno al sole non è un numero intero di giorni, aggiungendo un giorno bisestile ogni pochi anni.
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In fondo: Le Idi di marzo corrispondevano al 15 marzo nell’antica Roma. Le ricordiamo grazie all’opera di William Shakespeare Giulio Cesare.
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