“La gente si chiede se sia morto per aver bevuto vino di prugna, per aver masticato la sua matita, per aver mangiato pesce avvelenato”, ha detto il dottor Meredith, professore alla San Jose State University e direttore dell’Ira F. Brilliant Center for Beethoven Studies. “Ora sappiamo che tutte queste domande non sono necessarie. Non abbiamo bisogno di andare a pescare in giro per l’esposizione tossica al piombo.”
Dr. William J. Walsh, un ricercatore forense in Illinois che ha coordinato i test precedenti, ha notato che il dottor Todd aveva testato solo i frammenti del cranio, non i campioni di capelli. Ma era d’accordo con l’idea che l’esposizione di Beethoven al piombo fosse un problema a breve termine che era arrivato verso la fine della sua vita.
Come i test del Dr. Walsh, alcuni dei quali sono stati condotti presso l’Argonne National Laboratory in Illinois, l’analisi del Mount Sinai ha coinvolto misurazioni multiple con fluorescenza a raggi X. Il Dr. Todd ha detto che la materia nel cranio era simile a quella trovata nelle ossa delle gambe che lui studia per determinare se qualcuno ha un avvelenamento da piombo. La condizione è nota per causare irritabilità, poca energia, mal di testa e per far sembrare i muscoli deboli: tutti sintomi coerenti con quelli di Beethoven.
A 56 anni, Beethoven aveva problemi di salute. Aveva subito diversi colpetti all’addome per drenare il liquido, e al momento della sua morte, un trattamento era costituito da bevande alla frutta. Il suo medico “aveva notato o forse sapeva da tempo che Beethoven era un amante dei vini fortificati”, scrive il biografo Edmund Morris in “Beethoven: The Universal Composer” (HarperCollins, 2005).
“Prevedibilmente”, continua Morris, “Beethoven abusò della sua prescrizione, e divenne ubriaco e diarroico”.
Alcuni medici moderni sostengono che c’erano segni di malattia coronarica. Altri si interrogano sul lupus.
“I suoi ultimi anni furono così miserabili”, dice Susan Kagan, pianista, studiosa di Beethoven e professore emerito all’Hunter College di New York. “Ha sofferto fisicamente così tanto. Nelle sue lettere c’è un grido di dolore dopo l’altro. Non so se sia stato maltrattato dai medici, ma a quei tempi non sapevano molto rispetto a quello che sanno ora”. Versare olio bollente nelle orecchie: si può immaginare come ci si deve sentire?”