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Chi è un indù?
Fino a un centinaio di anni fa, le divisioni tra le due religioni non erano così nette
Se chiedete a un estremista indù, vi dirà che il sikhismo è una religione dharmica come l’induismo, sotto il termine ombrello di Sanatan Dharma. Tuttavia, se parlate con un estremista Sikh, specialmente nel Regno Unito e in Canada, negherà completamente questo. Questa divisione è stata particolarmente amplificata dalle tensioni tra lo stato indiano e la comunità Sikh negli anni ’80. In Occidente, la maggior parte dei bianchi confonde il sikhismo con l’Islam, poiché barbe e “turbanti” sono visti come comuni. Gli estremisti seguono sempre concetti semplicistici e binari.
Non possono, e non vogliono, capire le complessità della storia e le origini di come le religioni si evolvono, nel tempo, in base alle realtà politiche ed economiche. Il Sikhismo, in India, è nato più di 500 anni fa, in un ecosistema in cui l’Induismo doveva far fronte all’arrivo di una nuova religione chiamata Islam, che entrò nel paese, da nord-ovest, in forma violenta, sotto l’egida di signori della guerra dell’Asia centrale appena convertiti. Questo fu molto più tardi e molto diverso dall’Islam che arrivò attraverso i mercanti marittimi del sud. Il Sikhismo si è manifestato all’intersezione dell’Induismo e dell’Islam e mostra caratteristiche di entrambe le religioni, pur mantenendo il suo sapore unico.
Il sikhismo non si è manifestato in un solo giorno, ma nel corso di diverse generazioni. Il primo fondatore è identificato come Guru Nanak, che viaggiò attraverso l’India e fu profondamente influenzato sia dal movimento bhakti che da quello sufi. Gli studiosi Hindu-friendly diranno che è stata la Bhakti a formare il Sikhismo, mentre gli studiosi Hindufobici tenderanno ad insistere che è stato il Sufismo ad influenzare la religione.
Politica a parte, il Sikhismo è basato sull’idea del karma, o rinascita, ma crede che, se si segue la via Sikh, o dharma, come spiegato nel Sikhismo, si raggiungerà moksha, un’idea che si trova anche in alcune scuole buddiste. Questi concetti di dharma, karma e moksha sono fondamentali anche per le credenze indù. Il Sikhismo valorizza anche il suono Om. Omkar (venerato da indù, buddisti e giainisti) si riferisce al divino nel sikhismo. Il libro sacro dei Sikh, Shri Guru Granth Sahib, è una raccolta di canti Bhakti, di vari poeti del tempo, da Kabir a Ravidas a Namdeo. L’idea di un libro sacro arriva in India attraverso l’Islam; prima di allora, gli indiani apprezzavano l’orale sul testuale, il fluido sul fisso. La pratica Sikh di ricordare il nome di Dio (Simran, dal sanscrito smaran) ha radici nella Bhakti e l’importanza del servizio (seva) rende il Sikhismo molto più sociale e fraterno, molto simile all’Islam, dell’Induismo basato sulle caste. Dio nel Sikhismo è nirgun (senza forma). Il Sikhismo è fermamente monoteista, come l’Islam, anche se gli scritti Sikh rivelano la venerazione di Krishna (Govind, Hari, Bitthal), Ram e Durga (Chandi) così come Allah nello spirito di unità con tutte le fedi, una caratteristica delle pratiche Bhakti-Sufi. Nel Sikhismo, la casta è completamente rifiutata e i generi sono considerati uguali. Un uomo che segue il Sikhismo è chiamato Singh e una donna è chiamata Kaur, che significa rispettivamente tigre e tigre.
Come nell’Islam, esiste un codice di condotta chiamato Rehat Nama o Rehat Maryada. Nel corso del tempo c’è stata una separazione degli affari religiosi, Piri, dagli affari secolari, Miri. La feroce persecuzione dei guru Sikh da parte dei Moghul nel 17° secolo ha giocato un ruolo chiave nel consolidamento dell’identità Sikh, in particolare l’ascesa dei Khalsa (i puri) che hanno abbracciato le arti marziali e la disciplina militare per proteggere la fede.
Fino a circa cento anni fa, le divisioni tra Induismo e Sikhismo non erano così nette. Molte delle gurudwaras, dove si teneva il libro sacro e dove la gente si riuniva per pregare, erano gestite da mahants dell’ordine Udasin. Udasinta significa indifferenza. Essi fanno risalire il loro lignaggio a Sri Chand, che era il figlio di Guru Nanak. Sebbene Guru Nanak credesse nella vita di un casalingo, Sri Chand credeva nel celibato e nell’ascetismo. L’ordine Udasin Mahant non faceva distinzione tra induismo e sikhismo; credevano anche nell’idolatria, e adoravano Vishnu, Shiva e altri dei indù. Hanno giocato un ruolo importante nella diffusione del pensiero Sikh nel 18° e 19° secolo. Ma negli anni ’20 ebbe luogo il movimento Khalsa Akali, una sorta di movimento di riforma che esortava i sikh a rifiutare il castaismo e l’idolatria. Molto lentamente si formarono dei comitati, con cui i Sikh crearono delle istituzioni democratiche, per gestire i gurudwara, e i babas Udasin furono messi da parte. Alcuni credono che gli inglesi abbiano facilitato questo come parte della politica del divide et impera.
Così, si può vedere nel Sikhismo l’influenza di entrambe le religioni del ‘libro’ a vita unica, così come delle religioni karmiche. Oggi, naturalmente, il sikhismo è una religione a sé stante, con una propria lettura della fede, sancita dalla Costituzione proprio come il buddismo e il giainismo – nonostante gli estremisti.