Una poesia personale è una poesia in cui il poeta parla attraverso una voce presunta.

Conosciuta anche come monologo drammatico, questa forma condivide molte caratteristiche con un monologo teatrale: un pubblico è implicito; non c’è dialogo; e il poeta assume la voce di un personaggio, un’identità fittizia, o una persona. Poiché un monologo drammatico è per definizione il discorso di una persona, viene offerto senza analisi o commenti espliciti, ponendo l’accento sulle qualità soggettive che sono lasciate all’interpretazione del pubblico.

Storia del poema della persona

Anche se la tecnica è evidente in molti drammi greci antichi, il monologo drammatico come forma poetica ha raggiunto la sua prima epoca di distinzione nel lavoro del poeta vittoriano Robert Browning. Le poesie di Browning “La mia ultima duchessa” e “Soliloquio del chiostro spagnolo”, sebbene considerate in gran parte imperscrutabili dai lettori vittoriani, sono diventate modelli della forma. I suoi monologhi combinano gli elementi dell’oratore e del pubblico così abilmente che il lettore sembra avere un certo controllo su quanto l’oratore divulgherà nel suo monologo. Questa complessa relazione è evidente nel seguente estratto da “La mia ultima duchessa”:

Anche se tu avessi l’abilità
di parlare (che io non ho) – per rendere la tua volontà
abbastanza chiara a una tale, e dire: ‘Questo
o quello in te mi disgusta; qui manchi,
o là superi il segno’- e se lei si lasciasse
leggere così, né mettesse chiaramente
il suo ingegno al tuo, forsooth, e si scusasse,
-E’en allora sarebbe un certo abbassamento…

Nel ventesimo secolo, l’influenza dei monologhi di Browning può essere vista nell’opera di Ezra Pound e T. S. Eliot. In “The Love Song of J. Alfred Prufrock” di Eliot, i lettori trovano la voce del poeta ammantata da una maschera, una tecnica che Eliot padroneggia nella sua carriera. Più recentemente, un certo numero di poeti ha offerto variazioni sulla forma, tra cui “Mirror” e “Lady Lazarus” di Sylvia Plath, e “Daffy Duck in Hollywood” di John Ashbery. John Berryman ha usato la forma nella sua serie di Dream Songs, scrivendo poesie con narratori mutevoli, compresi i suoi alter ego “Henry” e “Mr. Bones.”

Un potente esempio dell’interazione tra una poesia personale e la percezione del pubblico è “Night, Death, Mississippi”, di Robert Hayden. Nella poesia, Hayden adotta lo scioccante personaggio di un vecchio membro del Klan, che ascolta con desiderio i suoni di un linciaggio all’esterno, ma è troppo debole per parteciparvi. Dice a se stesso:

Cristo, era meglio
che cacciare l’orso
che non so perché
lo vuoi morto.

L’effetto della lettura della violenza casuale della poesia è più devastante di qualsiasi commento che il poeta avrebbe potuto fornire. Hayden scrisse molte altre poesie di monologhi drammatici, incluse diverse che drammatizzano figure storiche afroamericane come Phillis Wheatley e Nat Turner, così come personaggi inventivi come la voce aliena che riporta le sue osservazioni in “American Journal.”

Anche se non scritto in prima persona, il lungo poema di James Dickey “Falling” è ispirato a una storia vera, e offre la narrazione impossibile di una hostess che viene accidentalmente fatta saltare da un aereo e cade impotente a terra. La poesia è doppiata da un oratore onnisciente che sembra volare invisibilmente accanto a lei, osservando la sua calma discesa, le sue torsioni e i suoi capitomboli, ascoltando come lei si immagina come una dea in cerca di acqua in cui tuffarsi, e poi finalmente guardando come lei si toglie i vestiti, slacciando il reggiseno e scivolando fuori dalla cintura, prima di arrivare finalmente a riposare in un campo del Kansas. Dickey trasforma questa realtà terrificante in trascendenza sensuale, come scrive: “Il suo ultimo atto sovrumano l’ultimo lento passaggio attento delle sue mani / Su tutto il suo corpo illeso desiderato da ogni dormiente nel suo sogno.”

Esempi di poesie Persona:

di Robert Hayden

Caduta
di James Dickey

Lady Lazarus
di Sylvia Plath

Mummia di una signora chiamata Jemutesonekh XXI Dinastia
di Thomas James

La mia ultima duchessa
di Robert Browning

Nikolaus Mardruz al suo maestro Ferdinand, Conte del Tirolo, 1565
di Richard Howard

L’uomo trasparente
di Anthony Hecht

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