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O me! O vita! delle domande di queste ricorrenti,
dei treni infiniti degli infedeli, delle città piene di stolti,
di me stesso che mi rimprovero sempre, (perché chi più sciocco di me, e chi più infedele?)
Degli occhi che invano bramano la luce, degli oggetti meschini, della lotta sempre rinnovata,
Degli scarsi risultati di tutto, della folla pletorica e sordida che vedo intorno a me,
Degli anni vuoti e inutili del resto, con il resto io intrecciato,
La domanda, o me! così triste, ricorrente – Che bene c’è tra questi, o me, o vita?

Rispondi.

Che tu sei qui – che la vita esiste e si identifica,
Che il potente gioco continua, e tu puoi contribuire con un verso.

*

“O Me! O vita!” fu pubblicato originariamente nell’edizione del 1855 di Foglie d’erba. Il poema esplora il significato della vita attraverso la filosofia idilliaca e notando l’importanza dello spirituale e della morale.

Scritto in due strofe di lunghezza inconsistente, senza schema di rima o struttura rigida, “O Me! O vita!” è una poesia in versi liberi di sette righe. Il titolo e il primo verso della poesia mettono in discussione lo scopo dell’oratore: contestare il fatto che la vita è crudele. La poesia esplora i sentimenti associati alla modernizzazione e all’industrializzazione negli anni successivi alla Guerra Civile, e include diverse immagini dell’industrializzazione, parlando di “treni di infedeli”, “città riempite di follia” e “folle plodding e sordide”. Attraverso l’immagine delle “sordide folle”, Whitman sottolinea anche l’universalità della lotta per trovare uno scopo nella vita. Egli cattura anche l’inafferrabilità del significato della vita, così come la disperazione di trovarlo.

Whitman propone un modello anaforico di proporre i suoi lamenti iniziando con la parola “di”. Fa riferimento alle domande “ricorrenti” nella prima e nell’ultima riga della prima strofa. Questa ripetizione rafforza la natura ciclica delle sue domande esistenziali. La poesia lotta con le domande “ricorrenti” dell’esistenza e diventa autoironica quando l’oratore esce dalla struttura anaforica per chiedere, se non lui, allora chi è il più infedele e sciocco, rispecchiando le sue precedenti descrizioni delle persone altrettanto perse e alla ricerca intorno a lui.

Il tono e la struttura cambiano nella seconda strofa con la parola “risposta”, in corsivo, al centro della poesia. Whitman coinvolge il lettore cambiando l’aspetto visivo della poesia e cambiando il tono. Egli combatte la domanda elusiva del significato della vita offrendo una risposta: che il significato della vita è vivere. Whitman riafferma l’esistenza della lettrice e la esorta a esplorare la propria esistenza e identità nei versi conclusivi di questa poesia: “Che tu sei qui – che la vita esiste e l’identità, / Che il potente gioco continua, e tu puoi contribuire con un verso”. Questo suggerimento aperto per la vita permette una capacità negativa nell’esplorazione del significato della vita.

“O Me! O Life!” pone la questione del significato della vita come qualcosa che è universalmente confuso e sfuggente; e nella metafora finale, Whitman offre una spiegazione democratica piuttosto che una soluzione, permettendo al mistificante significato della vita di essere altrettanto perplesso per le persone di tutti i ceti sociali.

Bibliografia e ulteriori letture David S. Reynolds. L’America di Walt Whitman: A Cultural Biography (2005); “Poem of the Week: ‘O Me! O Life!’ di Walt Whitman”. Shenandoah Literary; “O Me! O Life!” Poetry Foundation.

Credits Composto da Mariah Palmer, autunno 2018. Lettura di Mariah Palmer

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