La renina converte l’angiotensinogeno, una proteina sintetizzata dal fegato, in angiotensinogeno I, che viene successivamente convertito dall’enzima di conversione dell’angiotensinogeno (ACE) in angiotensina II. L’angiotensina II causa una vasocostrizione nella circolazione sistemica e nella microvasculatura renale, costringendo preferenzialmente l’arteriola efferente.5

L’ACE, che si trova principalmente nei polmoni, libera anche il corpo da un vasodilatatore chiamato bradichinina, causando un’ulteriore vasocostrizione.1,6

Importante, l’angiotensina II funziona per aumentare il riassorbimento di sale a livello del rene e lo fa indirettamente attraverso l’attivazione dell’aldosterone rilasciato dalla zona glomerulosa della corteccia surrenale.1,7,8 L’aumento della ritenzione salina aumenta di conseguenza il volume plasmatico e la pressione sanguigna.

L’angiotensina II è anche in grado di aumentare il volume plasmatico attraverso la stimolazione della sete e dell’ormone antidiuretico (ADH), un altro regolatore della pressione sanguigna che sarà discusso tra poco.1,6

L’aldosterone agisce sulle cellule principali che si trovano nel DCT e nel dotto di raccolta del nefrone, aumentando il riassorbimento di Na+ e contemporaneamente la secrezione di K+ nei tubuli.3,7 Il riassorbimento di sale mediato dall’aldosterone è anche legato alla secrezione di H+.1 Data la capacità dell’aldosterone di aumentare il volume del compartimento del fluido extracellulare e quindi la pressione sanguigna, diversi farmaci anti-ipertensivi comuni mirano a diminuire la pressione sanguigna attraverso l’inibizione della formazione di aldosterone.

Ormone antidiuretico (ADH)

L’ormone antidiuretico, noto anche come vasopressina, è coinvolto nel controllo della pressione sanguigna. L’ADH è prodotto da corpi cellulari situati nell’ipotalamo e rilasciato dall’adiacente ipofisi posteriore.1,6 I seguenti cambiamenti fisiologici innescano il rilascio di ADH:

  • un aumento dell’osmolarità del plasma (rilevato dagli osmorecettori nell’ipotalamo)
  • una riduzione del volume del sangue
  • un aumento dei livelli di angiotensina II

L’ADH agisce per aumentare il riassorbimento di acqua legandosi ai recettori V2, ancorando successivamente i canali dell’acqua noti come acquaporine alla membrana apicale del suo bersaglio, le cellule principali del dotto collettore e del DCT del rene.1,2 Queste acquaporine, chiamate canali AQP-2, sono responsabili della permeabilità variabile dell’H2O nella parte distale del nefrone, dato che l’acqua non può passare senza di loro.1

Quando una persona si disidrata, l’osmolarità del fluido extracellulare aumenta, portando al rilascio di ADH dall’ipofisi posteriore.6 L’acqua viene quindi riassorbita ad un tasso aumentato a livello del rene, agendo in ultima analisi per aumentare il volume del fluido intravascolare. Questo aumenta la pressione sanguigna attraverso un aumento della pressione venosa, incrementando così il ritorno venoso al cuore e aumentando la gittata cardiaca.

L’ADH agisce anche come vasocostrittore che colpisce i recettori V1 sulla muscolatura liscia vascolare a concentrazioni elevate, come quelle osservate in risposta allo shock emorragico.6

Altri regolatori della pressione sanguigna

Bassa pressione barorecettori

Bassa pressione barorecettori, in contrasto con i barorecettori ad alta pressione discussi in precedenza, si trovano nel sistema venoso, negli atri e nelle arterie polmonari.3 Rispondono ai cambiamenti del volume plasmatico modulando la pressione sanguigna attraverso una varietà di meccanismi.

Peptide natriuretico atriale

Il peptide natriuretico atriale (ANP) è un peptide vasoattivo rilasciato dagli atri in risposta ad un aumento della pressione atriale, che a sua volta è legata alla pressione venosa.6 L’ANP agisce per abbassare la pressione sanguigna, principalmente attraverso la vasodilatazione e l’inibizione del riassorbimento del sodio da parte del rene, quest’ultimo con un effetto diuretico.1.3 Questo sistema aumenta l’escrezione di sodio in parte attraverso l’opposizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, inibendo il rilascio di renina e aldosterone.1 ANP ha anche dimostrato di avere effetti inibitori sulla vasopressina.1

Tabella 1. Un riassunto dei composti vasoattivi

Composto vasoattivo

Sito di produzione

Effetti sulla vascolarizzazione

Effetti sul liquido extracellulare (ECF) livelli

Angiotensina II

Siti diversi: ACE dà origine all’angiotensina II (soprattutto nei polmoni)

Vasocostrizione

Aumenta il volume ECF

Aumenta il riassorbimento del sodio in modo indipendente, e stimola la produzione di aldosterone e ADH

Aldosterone

Ghiandole surrenali (corteccia)

Aumenta il volume dell’ECF aumentando il riassorbimento del sodio

Ormone antidiureticoormone diuretico (ADH)

Hypothalamus (rilasciato dall’ipofisi posteriore)

Vasocostrizione

Aumenta il volume della ECF aumentando il riassorbimento di H2O

Anti-peptide natriuretico (ANP)

Cardiomiociti

Vasodilatazione

Riduce ECF riducendo il riassorbimento del sodio

Come fanno i composti vasoattivi a modificare SVR e BP?

I composti vasoattivi spesso modificano la quantità di resistenza nella circolazione sistemica (resistenza vascolare sistemica – SVR) prendendo di mira le arteriole, i più piccoli vasi arteriosi. La muscolatura liscia di questi vasi contiene diversi recettori che, una volta legati, danno luogo a una delle seguenti risposte, a seconda del tipo di recettore:

  • stimolazione della contrazione della muscolatura liscia, diminuendo il diametro del vaso e aumentando la resistenza vascolare sistemica
  • inibizione della muscolatura liscia, aumentando successivamente il diametro del vaso e riducendo la resistenza vascolare sistemica

I cambiamenti del diametro di questi piccoli vasi avvengono in tutto il corpo, aumentando il tono arteriolare. Quando l’area attraverso cui passa il sangue diminuisce, la pressione sanguigna aumenta.

Per consolidare questo concetto, esaminiamo l’effetto dell’angiotensina II sulle arteriole. L’angiotensina II si lega ai recettori AT1 sulle arteriole, innescando una serie di processi intracellulari che portano alla contrazione della muscolatura liscia nei vasi interessati.1 Questo riduce l’area attraverso cui il sangue può fluire, aumentando la resistenza vascolare sistemica (SVR), e quindi la pressione sanguigna (BP).

Punti chiave

  • La regolazione della pressione sanguigna è un processo complesso, regolato da diversi meccanismi che lavorano all’unisono per mantenere l’omeostasi.
  • Le regolazioni rapide della pressione sanguigna sono tipicamente mediate a livello neurale dal riflesso barocettore.
  • La regolazione a medio e lungo termine della pressione sanguigna è prevalentemente mediata da composti vasoattivi.
  1. Sherwood L. Fisiologia umana: Dalle cellule ai sistemi – 9a edizione. Pubblicato nel 2016. Disponibile da Cengage Learning.
  2. Mulroney S, Myers A, Netter FH, Machado CA, Craig JA, Perkins JA. Fisiologia essenziale di Netter. Pubblicato nel 2009. Disponibile presso Elsevier Inc.
  3. Costanzo LS. Fisiologia – 6a edizione. Pubblicato nel 2018. Disponibile presso Elsevier.
  4. Autore sconosciuto. Istologia @ Yale: Apparato juxtaglomerulare. Disponibile da:
  5. Joannidis M, Hoste E. Inibizione dell’angiotensina in pazienti con danno renale acuto: Dr. Jekyll o Mr. Hyde. 2018. Intensive care med. https://doi.org/10.1007/s00134-018-5223-8
  6. Boron WF, Boulpaep EL. Fisiologia medica. Pubblicato nel 2012. Disponibile presso Elsevier Inc.
  7. Scott JH, Menouar MA, Dunn RJ. Fisiologia, Aldosterone. StatPearls Publishing. Pubblicato nel 2020. Disponibile da:
  8. Hall JE. Guyton and Hall Textbook of Medical Physiology – 13a edizione. Pubblicato nel 2016. Disponibile da Elsevier Inc.

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