Gli studiosi amano discutere il ruolo di Ronald Reagan nella guerra fredda. Alcuni dicono che mirava a vincere la guerra fredda. Altri sostengono che volesse porre fine alla guerra fredda. Alcuni dicono che voleva abolire le armi nucleari e desiderava un mondo più pacifico; altri dicono che costruì le capacità americane, si preparò a scatenare una guerra nucleare e cercò di distruggere il comunismo e l’impero del male che lo incarnava. Notando queste contraddizioni e gli impulsi contrastanti di Reagan, alcuni scrittori sostengono addirittura che egli volesse fare tutte queste cose.

Capire cosa Ronald Reagan volesse fare, o, più precisamente, quali fossero le cose che voleva fare di più, può essere un compito impossibile. Leggendo le memorie su Reagan e le interviste ai suoi consiglieri, ciò che impressiona e sorprende maggiormente è che il “grande comunicatore” era considerato “impenetrabile” da molti di coloro che lo adoravano, che lavoravano per lui e che si sforzavano di imprimere la sua eredità nella psiche americana.

Nonostante, la crescente documentazione, insieme alle memorie e alle storie orali, permette una valutazione più attenta dell’impatto personale di Reagan sulla fine della guerra fredda. Il suo ruolo è stato importante, anche se non così importante come quello di Mikhail Gorbaciov. Ma la sua importanza derivava meno dall’accumulo di armi e dall’offensiva ideologica che ha lanciato all’inizio della sua presidenza nel 1981, che dal suo desiderio di abolire le armi nucleari, frenare la corsa agli armamenti strategici ed evitare l’Armageddon. Queste priorità ispirarono Reagan a fare delle proposte ai leader sovietici, ad ottenere una migliore comprensione delle loro paure e, infine, a coinvolgere Gorbaciov con convinzione, empatia e genialità. Dopo il 1985, molti consiglieri di sicurezza nazionale di Reagan, analisti di intelligence e alleati politici disdegnarono l’abolizionismo nucleare del presidente, diffidarono di Gorbaciov ed esagerarono la forza e la durata del regime sovietico. Reagan, tuttavia, si sforzò di consumare il trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, di portare avanti la riduzione delle armi strategiche e di consolidare il suo rapporto con un leader sovietico flessibile che stava cercando di rimodellare il proprio paese. La sincerità di Reagan, la buona volontà, il forte desiderio di negoziare e l’impegno condiviso per l’abolizione del nucleare (per quanto astratto) rassicurarono Gorbaciov, contribuendo a sostenere una traiettoria i cui risultati finali il leader sovietico non prevedeva o contemplava. Paradossalmente, quindi, Reagan ha alimentato le dinamiche che hanno vinto la guerra fredda concentrandosi sui modi per porvi fine.

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